Chirurgia della cataratta con impianto di cristallino artificiale

Per cataratta s’intende l’opacizzazione del cristallino, che è la lente situata all’interno dell’occhio.

Il trattamento consiste nella rimozione chirurgica del cristallino opaco e nell’impianto di una lente artificiale.

L’intervento è eseguito in sala operatoria con l’ausilio di un microscopio operatorio, si esegue in regime ambulatoriale, in anestesia locale ottenuta con l’instillazione di un collirio anestetico.

Tecnica di intervento: la rimozione della cataratta, nella maggioranza dei casi, viene realizzata con una sonda che frantuma e aspira il cristallino. Il cristallino è contenuto in un involucro denominato capsula. La capsula ha uno spessore di 4 micrometri (un capello ha uno spessore di 80 micrometri) ed è estremamente fragile. La capsula deve essere lasciata al suo posto, poiché occorre come supporto per il cristallino artificiale e perché mantiene separata la porzione posteriore dell’occhio (vitreo e retina) da quella anteriore.
Alla rimozione della cataratta segue l’impianto del cristallino artificiale. L’incisione dell’occhio è talmente piccola che generalmente non necessita sutura.

Scelta del cristallino artificiale
Chirurgia della cataratta con impianto di cristallino artificiale

L’impianto del cristallino artificiale è necessario per andare a compensare la funzione di lente che viene a mancare con l’asportazione della cataratta. Come gli occhiali ha un potere in diottrie che varia da persona a persona.

Esistono vari tipi di cristallino artificiale.

Il monofocale è il più comune. Generalmente è calcolato per consentire la visione da lontano o da vicino, come nel caso dei miopi elevati. Non può correggere entrambi per cui dopo l’intervento sono comunque necessari occhiali per le distanze alle quali il cristallino monofocale non arriva. Non corregge l’astigmatismo.

Il monofocale Torico oltre alle caratteristiche ottiche del monofocale ha anche la capacità di correggere astigmatismi elevati.

Esistono altri tipi di cristallino multifocale che consentono l’indipendenza dagli occhiali per la maggioranza delle distanze. Possono essere anche multifocali torici per correggere anche l’astigmatismo.

Per sapere il potere del cristallino necessario per un paziente bisogna eseguire un esame preoperatorio che si chiama biometria. Questo esame generalmente viene eseguito lo stesso giorno dell’intervento ma in casi particolari va fatto tempo prima per consentire l’ordinazione e l’arrivo del cristallino personalizzato.

Sarà compito del chirurgo stabilire la scelta del tipo di cristallino artificiale più opportuna caso per caso, sapendo che alcune opzioni non possono essere erogate a carico del Servizio Sanitario Nazionale.

È importante ricordare, comunque, che anche dopo programmazione e intervento a regola d’arte potrebbe residuare un difetto visivo (miopia, ipermetropia, astigmatismo) per anomalie della cicatrizzazione e per i limiti intrinseci delle tecniche di misurazione e calcolo del cristallino artificiale. Tale difetto residuo potrà essere opportunamente corretto utilizzando (nella maggior parte dei casi) gli occhiali. Quando non è possibile o quando il paziente lo richiede si può effettuare una ulteriore correzione utilizzando il LASER a ECCIMERI.

Decorso postoperatorio

Prima di lasciare il centro chirurgico, il paziente riceve un foglio nel quale sono indicate sia le istruzioni postoperatorie sia i farmaci da impiegare. Dopo l’intervento si potrà avere sensazione di corpo estraneo, bruciore, fastidio, lacrimazione, fotofobia, annebbiamento della vista e talvolta cefalea.  Generalmente sono disturbi transitori e di lieve entità. Il paziente potrà riprendere presto le abitudini di vita consuete ma dovrà fare attenzione a non sfregare l’occhio, a non prendere traumi e ad evitare le attività rischiose.

Un primo controllo va programmato 1 o 2 giorni dopo l’intervento; altri nelle settimane successive secondo il caso.

Mesi o anni dopo l’intervento potrà verificarsi l’opacizzazione della capsula posteriore su cui poggia il cristallino artificiale. Tale condizione si chiama “cataratta secondaria”, non è dipendente dalla procedura chirurgica e causa un nuovo peggioramento della vista. Il trattamento ambulatoriale consisterà nel realizzare un’apertura della capsula tramite un apposito laser.

Eventi avversi

Per quanto sia perfettamente standardizzata e, nella stragrande maggioranza dei casi, seguita da eccellenti risultati, l’operazione della cataratta non sfugge alla regola secondo cui non esiste alcun atto sanitario privo di rischi.

Esistono complicanze intraoperatorie, che generalmente sono più rare per i chirurghi esperti e possono essere adeguatamente fronteggiate durante l’intervento, e complicanze post-operatorie che possono verificarsi anche dopo un intervento eseguito a regola d’arte.  Queste ultime sono rare e possono essere fronteggiate con terapie mediche o chirurgiche.

Casi di speciale difficoltà

Esistono condizioni sistemiche e oculari che rendono l’intervento di cataratta più complesso con conseguente aumento del rischio di comparsa degli eventi avversi. Sono casi che vanno affrontati solo da chirurghi esperti in grado di portare a termine l’intervento in autonomia.

Condizioni sistemiche: ipertensione arteriosa, alterazioni della coagulazione ematica, diabete, depressione del sistema immunitario, patologie neurologiche che riducono la collaborazione del paziente, patologie scheletriche e obesità che rendono difficoltoso il posizionamento sul lettino,morbo di Parkinson, dispnea, broncopneumopatia cronica ostruttiva.

Condizioni oculari: occhio infossato, rima palpebrale stretta, opacità della cornea, cornea guttata, camera anteriore bassa, scarsa midriasi, IFIS (sindrome dell’iride a bandiera causata da farmaci alfa-bloccanti come quelli per la cura dell’ipertrofia prostatica e dell’ipertensione arteriosa), sindrome pseudoesfoliativa, cataratta avanzata che non consente la visione del riflesso del fondo, sublussazione del cristallino, esiti di precedenti procedure chirurgiche o laser oculari, esiti di traumi oculari, anamnesi positiva per traumi oculari anche senza evidenti alterazioni della statica lenticolare, glaucoma anche in fase di compenso pressorio, miopia elevata, ipermetropia elevata, astigmatismo elevato.

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